AGI – La prossima settimana, alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, l’amministrazione di Donald Trump potrebbe svelare un piano atteso da tempo per “porre fine alla guerra” tra Ucraina e Russia. Lo affermano fonti anonime citate dall’agenzia Bloomberg. Il piano per “porre fine alla guerra” dovrebbe essere presentato dal rappresentante speciale di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, che partecipera’ alla conferenza di Monaco. Tra gli elementi previsti del “piano” vi sono un potenziale congelamento del conflitto e uno status indefinito per il territorio occupato dalla Russia, fornendo allo stesso tempo all’Ucraina garanzie di sicurezza non specificate. Kiev aveva già affermato che l’adesione alla NATO sarebbe stata la garanzia più affidabile di sicurezza, ma l’amministrazione Trump non ha mostrato sostegno a questa prospettiva.
Gli Stati Uniti devono compiere il primo passo verso la normalizzazione delle relazioni con la Russia. Lo ha affermato il vice ministro degli Esteri Sergei Ryabkov. Le sue parole sono citate sul sito web del Ministero degli Esteri. Il diplomatico ha sottolineato che Mosca si sta impegnando per una partnership onesta, ma l’Occidente non l’ha ascoltata, poiché il suo obiettivo iniziale era quello di indebolire il suo avversario geopolitico. “Di fronte al fallimento di questo percorso e al cambio di amministrazione, il primo passo verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali, ovvero negoziati basati sui principi di rispetto reciproco e uguaglianza, deve essere compiuto dagli Stati Uniti”, ha spiegato Ryabkov. Secondo lui, la Russia è aperta al dialogo ed è pronta a negoziare in una dura modalità di contrattazione, tenendo conto delle realtà “sul campo” e degli interessi nazionali predeterminati dalla storia e dalla geografia.”Quindi le decisioni e le scelte spettano a Donald Trump e al suo team”, ha riassunto il viceministro degli Esteri.
In ogni caso, quando mancano pochi giorni al terzo anniversario dell’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, qualcosa sembra muoversi sul fronte del possibile avvio di un negoziato. Dopo avere finora escluso un dialogo diretto con Vladimir Putin, Volodymyr Zelensky è apparso pronto ad aprire un canale con il nemico. Mosca non ha mostrato grande entusiasmo ma non ha chiuso. Il primo test potrebbe essere a metà mese, a Monaco, dove sbarcherà l’inviato del presidente americano Kellogg. “Se questo è l’unico modo in cui possiamo portare la pace agli ucraini e non perdere vite umane, sicuramente lo sceglieremo”, ha detto il presidente ucraino in un’intervista al giornalista britannico Piers Morgan. Il formato però dovrebbe prevedere altri partecipanti, ha chiarito. Fredda – ma non negativa – la reazione di Mosca, che ancora una volta ha accusato Zelensky di essere causa del suo male, visto il decreto con cui il 4 ottobre aveva sancito il divieto a trattative con la Russia. Mosca resta aperta a un negoziato con l’Ucraina, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Tuttavia, la disponibilità “deve basarsi su qualcosa, la prontezza e il desiderio non possono basarsi sul divieto legale di negoziati”, ha avvertito Peskov, e quindi “non possiamo che vedere queste se non come parole vuote”. Senza contare che “il signor Zelensky ha grandi problemi con la sua legittimità de jure”, ha proseguito alludendo alla fatto che il mandato del presidente ucraino è scaduto e non si sono più tenute elezioni. “Nonostante questo, la parte russa rimane aperta ai negoziati”, ha assicurato. I pessimisti leggono dunque le parole di Peskov come la conferma dello scarso entusiasmo di Mosca ad aprire trattative, di là dalla disponibilità più volte dichiarata, soprattutto dalla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca.
Gli ottimisti vedono la disponibilità di Zelensky e la non chiusura del Cremlino come un raggio di luce. “Lasciano ben sperare le parole del presidente Zelensky, che sarebbe pronto a negoziati diretti con Putin”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo questa mattina davanti alle Commissioni Affari Esteri di Camera e Senato. “Il nostro obbiettivo è fare del 2025 l’anno della pace”, ha assicurato. Tutti aspettano intanto di capire se la svolta arriverà dall’attivismo di Trump e del suo plenipotenziario Kellogg che ha preannunciato discussioni su un piano di pace per l’Ucraina a margine della Munich Security Conference, alla fine della prossima settimana. “Incontrerò gli alleati pronti a lavorare con noi”, ha detto.
Di recente, ha confermato il portavoce del Cremlino Peskov, i contatti tra Russia e Stati Uniti si sono intensificati. Qualunque siano tempi e formato dei colloqui che gli Usa hanno in mente, a contare sarà il contenuto. Su questo, il mondo dovrebbe tenere a mente gli eventi che portarono alla seconda guerra Mondiale, ha avvertito il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’aggressione contro l’Ucraina è degna del criterio di dominazione che animò il Terzo Reich, ha sottolineato Mattarella in un’allocuzione all’Università di Aix-Marseille. “La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi? Quando riflettiamo sulle prospettive di pace in Ucraina dobbiamo averne consapevolezza”, ha ammonito il capo dello Stato. Nonostante lo scambio di 150 prigionieri di guerra per parte, che ha avuto luogo mercoledì 5 febbraio, sul terreno la battaglia tra Russia e Ucraina continua a infuriare. Una persona è morta e altre quattro sono rimaste ferite in un’esplosione avvenuta in un centro di reclutamento a Kamianets-Podilsky, nell’Ucraina occidentale. E prosegue l’avanzata in Ucraina delle forze russe, che hanno conquistato il villaggio di Baranivka, nel Donetsk, e di Novomlynsk, nella regione nord-orientale di Kharkiv; le truppe del Cremlino hanno varcato il fiume Oskil che in precedenza aveva separato i due eserciti. Di fronte alle difficoltà sul terreno, Zelensky ha prorogato fino al 9 maggio la legge marziale e la legge sulla mobilitazione approvata nel 2024, che tra l’altro obbliga gli uomini tra i 25 e i 60 anni a registrarsi in un database elettronico da cui la Difesa può attingere in caso di necessità.