Per la prima volta le donne vengono impiegate sui moli del porto di Trieste. Zeno D’Agostino, presidente dell’Authority: “L’obiettivo è creare un luogo sempre più inclusivo e aperto”
Le donne si sono fatte strada verso i moli del porto di Trieste. Anche qui la professione un tempo esclusivamente maschile sta cambiando volto. L’agenzia per il lavoro portuale di Trieste ALPT ha assunto le prime quattro donne che domani inizieranno il percorso di istruzione o formazione professionale. Monica Sulligoi, Erika Pecchiari, Sara Di Fiore e Edislaidys Machado Zayas, dai 22 ai 31 anni, si sono già cimentate in vari lavori, dall’assistente della maestra d’asilo al responsabile della mensa e altri.
Quando si sono imbattute nell’annuncio, pubblicato anche sui social media, hanno pensato che potesse essere un’opportunità preziosa. Per Edislaidys, da sempre affascinata dal mondo portuale, si tratta della realizzazione di un sogno di lunga data. La più giovane, Erika, ha voluto cimentarsi in questo campo perché il suo compagno, che lavora anche lui al porto, si impegnava duramente ogni giorno per lei. Altri ancora hanno ascoltato il consiglio di amici e hanno risposto all’annuncio.
Venti candidate donne hanno presentato domanda, l’unico requisito richiesto era la patente di guida. Le donne coprono già vari ruoli nell’amministrazione portuale, ma è la prima volta che vengono impiegate nelle operazioni di carico e scarico delle navi. Il presidente dell’Autorità Portuale di Trieste, Zeno D’Agostino, ha ammesso con sincerità che a Trieste si è un po’ in ritardo su queste tematiche e che in altre parti del mondo hanno saputo eliminare schemi sociali superati.
“Tuttavia, è un passo prezioso nel campo delle pari opportunità e si spera che ci siano sempre più donne a lavorare nel porto. La politica dell’ALPT si dove ispirare a quella del porto di Livorno, dove da oltre quindici anni le donne costituiscono un quarto dell’organico”, ha sottolineato D’Agostino.