Il regista torna con un nuovo film che sfida le convenzioni del cinema queer.
Mikko Mäkelä torna con un nuovo film che sfida le convenzioni del cinema queer contemporaneo. Dopo il successo del suo esordio A Moment in the Reeds, il regista finlandese-britannico esplora nuovi confini con Sebastian, un’opera intensa che affronta il tema del lavoro sessuale queer con sguardo empatico e privo di giudizio. La pellicola segue la storia di Max, giovane giornalista letterario che, sotto lo pseudonimo di Sebastian, offre prestazioni sessuali per ispirazione narrativa ma anche per liberazione personale. “Si trattava in realtà di voler mettere in discussione l’idea che il lavoro sessuale sia in un certo senso una scelta inferiore“, afferma Mikko Mäkelä in un’intervista con il British Film Institute, mettendo in discussione gli stereotipi dominanti. Il regista vuole rappresentare chi si avvicina al sex work per scelta, non solo per necessità, evitando il classico ritratto vittimistico spesso riservato ai personaggi queer o trans.
Rufai Ajala coinvolto nel progetto
In Sebastian, il sesso occupa una posizione centrale, ma mai gratuita: entra nel cuore della narrazione e contribuisce alla costruzione dei personaggi. “Sono così importanti per la storia, lo sviluppo dei personaggi, che non avrei mai potuto semplicemente scrivere ‘Max e Nick fanno sesso’, o qualcosa del genere“, spiega Mäkelä, sottolineando la cura dedicata a ogni scena. Il regista ha scelto di lavorare con un coordinatore dell’intimità queer, Rufai Ajala, per garantire un ambiente sicuro e rispettoso agli attori. “Per questo film era importante avere un coordinatore dell’intimità queer che capisse i meccanismi del sesso queer“, aggiunge. Con Sebastian, il cinema LGBTQ+ guadagna nuove sfumature, mostrando storie di desiderio, corpo e identità con autenticità. “Continuerò sicuramente a fare film queer per sempre, ne sono sicuro“, promette Mäkelä, pronto a spingere ancora più in là i confini del racconto queer.