giovedì, Febbraio 6, 2025
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Mattarella avverte la Ue: “Scelga se essere vassalla o protagonista internazionale”

AGI – Un capitalismo rampante, redivivi corsari alla ricerca di nuovi spazi o dello spazio tutto intero, un protezionismo che va corrodendo i gangli della convivenza internazionale. La delegittimazione dei consessi internazionali. Svegliati, Europa, di fronte a tutto questo, dice Sergio Mattarella da una città che è al tempo stesso pieno Mediterraneo e terra carolingia. Non staremo a guardare, promette, noi del Vecchio Continente, mentre la regressione in corso minaccia di riportarci alla storia di esattamente cent’anni fa, quando tra le due guerre il dispotismo si imponeva con false promesse di efficienza e sicurezza, ma solo per portarci alla catastrofe. Non fa nomi, il Capo dello Stato, ma qualcuno ne viene in mente a sentir evocare “neofeudatari del Terzo Millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranita’ democratiche”. E cita, Mattarella, se ancora sussistesse qualche dubbio, un trattato internazionale, l’Outer Space Treaty: “Lo spazio extra-atmosferico, compresi la luna e gli altri corpi celesti, non è soggetto ad appropriazione da parte degli Stati, ne’ sotto pretesa di sovranità, né per utilizzazione od occupazione, né per qualsiasi altro mezzo possibile”.

 

Insomma, la forza del diritto contrapposta alla forza della guerra corsara, ed è proprio sul diritto delle genti e dei popoli che verte questa prolusione letta di fronte al corpo docente e agli studenti dell’università di Aix-Marseille, che gli ha appena tributato gli onori del Dottorato. Stato di diritto, rispetto delle regole, collaborazione e capacità d’ascolto: nelle società umane e nella società delle nazioni. Nulla è definitivo, tutto si deve adattare alle mutate circostanze, e “l’ordine internazionale, come tutti i contratti sociali e le strutture politiche, ribadisce la propria funzione, conferma la propria stabilità, se alimentato con impegno, sviluppando capacità di ascolto e cooperazione”. È però proprio questo ciò che pare essere sempre più scarso, o reso più debole dalle “pulsioni, le ambizioni di attori che ritengono di poter giocare una partita in nuove e più favorevoli condizioni, con l’attenuarsi delle remore rappresentate dalle possibili reazioni della comunità internazionale”.

 

 

È un inno al multilateralismo, quello che Mattarella pronuncia fasciato in un tocco rosso a fasce bianche, segno della sua nuova dignità accademica. Un multilateralismo rappresentato dall’Onu ma contrastato ora più che mai. “I detrattori dell’Organizzazione dimenticano il suo ruolo cruciale nel processo di decolonizzazione, o nella costruzione di un impianto normativo per arginare l’escalation militare e favorire il disarmo”, ricorda loro il Presidente, che traccia un calzante e preoccupante parallelo tra il Palazzo di Vetro di oggi e la sventurata esperienza della Società delle nazioni, tra le due guerre. Finì male, nel 1939, e se “la storia non è destinata a ripetersi pedissequamente, dagli errori compiuti dagli uomini nella storia non si finisce mai di apprendere“. A partire dalla constatazione, necessaria, che “la crisi economica mondiale del 1929 scosse le basi dell’economia globale e alimento’ una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze”. Non solo: “fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali”. E qui si lasciano pochi dubbi su quali siano le preoccupazioni del Quirinale. Anzi, il discorso si fa esplicito: “Anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”.

 

Ugualmente “assistiamo anche a fenomeni di protezionismo di ritorno” di fronte ai quali sarebbe opportuno tenere a mente che quella fase culmino’ con il ritiro di Washington proprio dalla Società delle Nazioni, e “si tratto’, per gli Usa, del cedimento alla tentazione dell’isolazionismo” che rafforzo’ i tiranni e accelerò la tragedia. Quindi sia chiaro: “la strategia dell’appeasement non funziono’ nel 1938. Quando riflettiamo sulle prospettive di pace in Ucraina dobbiamo averne consapevolezza”. Tanto più che “l’utopia di un mondo unipolare si è consumata nel tempo di poco più di un ventennio” e quindi chi pensa di far da solo è in ritardo sulla Storia, anche se tenta il ritorno alla politica delle sfere d’influenza. Anche qui non si dimentichi che fu proprio la politica delle sfere d’influenza a tenere l’Europa in stato di minorità.

 

Allora ci si chieda, da questa parte dell’Atlantico: “L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civilta’? Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie?”. Un “vassallaggio felice”, che si compie in un protettorato morbido ma che non può accontentare i liberi. “Bisogna scegliere”, avverte Mattarella, perché l’Europa “è il più avanzato progetto – ed esempio di successo – di pace e democrazia nella storia” e “non tradirà libertà e democrazia”, dandosi i necessari strumenti “per una politica estera e di difesa comune più incisiva, capace di trasmettere fiducia nei confronti del ruolo europeo nella risposta alle sfide globali”.

 

Una forza tranquilla, che fa del diritto internazionale e del suo rispetto la base di un autentico multilateralismo “per salvaguardare la sicurezza ed il benessere dei popoli europei e contribuire alla pace mondiale, a partire dalla dimensione mediterranea e dal rapporto con il contiguo continente africano”. Una strada “che non è quella dell’abbandono degli organismi internazionali ne’ quella del ripudio dei principi e delle norme che ci governano, ma di una profonda e condivisa riforma del sistema multilaterale, più inclusiva ed egualitaria rispetto a quanto furono capaci di fare le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale”. È da qui, dal mondo nuovo iniziato nel 1945, che bisogna ripartire. Per non tornare a quello del 1939. 

 

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