“Per i piccoli ci sono i pelouche, ma per i grandi ecco a voi … Marine la Bouche!”
Drag queen significa, letteralmente, “regina dello strascico”. Un’altra traduzione è quella che collega la parola “drag” all’acronimo inglese “Dressed resembling a girl”, che tradotto vuol dire “vestirsi per assomigliare ad una donna”; rappresenta, dunque, l’eccesso di tutto ciò che è femminile.
Una Drag Queen è un uomo che si veste, si pettina, si trucca come una donna; va da sé che indossi tacchi altissimi, si acconci con parrucche o pettinature fantasiose, vesta abiti eccentrici e brillanti, ricchi di paillettes, boa finti, pizzi, merletti e piume, per costruire un personaggio e calcare le scene.
Altra conditio sine qua non è il make up: il trucco è estremamente importante perché ha il compito di rimarcare e sottolineare alcuni tratti del viso. E dunque fondotinta ad alta coprenza che maschera i lineamenti originali, uno strato di mastice sulle sopracciglia per nascondere ogni tipo di pelo, e poi colori sgargianti, glitter e ciglia finte a completare il look, che ovviamente è personalizzato e curato dalla stessa Drag.
Il loro obiettivo è quello di fare intrattenimento divertendo il pubblico e, allo stesso tempo, sovvertendo le regole sociali; sono, di fatto, performer a 360 gradi, che mettono in scena degli show composti da canzoni, siparietti comici e imitazioni. In poche parole, essere Drag Queen vuol dire anche essere artisti.
Importante sottolineare che le Drag Queen si creano un proprio nome d’arte, che è spesso un omaggio a qualche icona gay.
Ma come nasce una Drag queen? Spesso ci si chiede quale sia il motivo che spinge un uomo a travestirsi da donna per svolgere un mestiere così singolare; essendo vasta la realtà Drag, la risposta non può essere univoca. Noi lo abbiamo domandato a Marine La Bouche, drag queen dello scenario romano; nata quasi per gioco, è il simbolo perfetto del Non-Binary. È approdata sui palchi di Roma da circa un anno, ed è pronta a conquistarne il pubblico. Dragsinger (poiché canta dal vivo) e barbuta, questi gli elementi che la caratterizzano maggiormente e che la definiscono.
Marine, come hai deciso di diventare una drag queen?
Diciamo che da sempre sono stata affascinata e attratta da questo mondo, e da quando mi sono trasferita a Roma ho iniziato a seguire i diversi locali, vedere gli show di diverse drag, ma soprattutto una fra tutte, ovvero: Kasta Diva; perché mi affascinava l’energia e la personalità che aveva sempre sul palco, e questa sua teatralità che riusciva, nonostante il contesto non lo permettesse (nel caso delle performance in discoteca, ad esempio), ad emozionare.
Oltre a questo, ovviamente, negli anni mi sono successe molte cose e ho avuto modo di fare diverse esperienze: questo per dire che, quando ero più giovane, non avrei mai pensato di poter avvicinarmi a quest’arte, ma si è presentata una serie di vicissitudini… ad esempio dovetti sostenere un provino in cui avrei dovuto essere una drag, vestire questi panni, per la prima volta. Successivamente, la mia amicizia con alcune drag romane (di Drag Queen Mania) mi ha permesso di frequentare una vera e propria accademia Drag e da lì ho iniziato i miei primi passi in questo mondo, e a partecipare a qualche concorso per far sì che Marine venisse conosciuta dal maggior numero di persone possibile.
Pensi che oggi essere drag possa avere un impatto a livello sociale?
Sicuramente le drag hanno una valenza politica, anzi nascono principalmente per quello. Oggi, più che mai in Italia, probabilmente c’è bisogno della nostra figura, perché fin quando un uomo travestito da donna -che poi è una delle cose più antiche del mondo, dato che in passato le donne non potevano fare teatro e dunque spesso gli uomini si travestivano- susciterà “scalpore” o verrà visto come qualcosa di sovversivo… allora, sì, ci sarà bisogno di una Drag Queen. In particolar modo oggi in Italia stiamo vivendo un periodo non facile per tutta la comunità LGBTQ+, poiché abbiamo a che fare con un vero e proprio attacco politico: l’attuale governo, anziché occuparsi dei problemi reali dell’italiano medio o di rendere più facile, tra virgolette, la vita agli italiani, ha deciso di muoversi in altre direzioni, come dire?, ideologiche, sperando di rendere addirittura la GPA (gestazione per altri) all’estero un “reato universale”… che poi cosa vorrà mai dire?, non si sa! Siamo veramente sotto attacco, al punto tale che anche l’Europa ha richiamato l’Italia, paragonandola alla Polonia e all’Ungheria per via delle politiche anti-gender e anti-migranti. La figura della drag, dunque, in quanto emblema della libertà, è assolutamente necessaria ad oggi; e probabilmente è proprio per questo che risultiamo “scomode”.
Che messaggio vuole comunicare Marine La Bouche?
Marine è l’emblema e il simbolo della libertà più assoluta, perché la drag per eccellenza è l’eccesso di tutto ciò che è una donna, e Marine ha anche una parte che richiama un uomo: Marine non ha un seno, Marine porta la barba… più libera di così non si può! E, visivamente, diventa il simbolo perfetto del Non Binary.
Ti vedremo esibirti prossimamente?
Prossimamente, a giugno, Marine parteciperà a Miss Drag Queen Lazio; e poi… spero possano esserci tante altre serate. Sicuramente ci vedremo al Pride del 10 giugno a Roma.
Salutiamo dunque Marine con questo importante appuntamento, ringraziandola per quest’interessante intervista e augurandole di riuscire a realizzare il suo obiettivo e di poter contribuire a cambiare, veramente, le cose.