AGI – L’Universo potrebbe ruotare, ma a una velocità estremamente lenta. Lo rivela uno studio condotto da István Szapudi, dell’Istituto di Astronomia dell’Università delle Hawaii, a Mānoa, in collaborazione con altri ricercatori, pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
Una rotazione lenta dell’universo
La ricerca propone che l’Universo possieda una rotazione estremamente lenta, con implicazioni per risolvere il controverso “problema della tensione di Hubble”. Il modello matematico sviluppato dalla squadra di ricerca introduce una piccola componente rotazionale, circa 1 rotazione ogni 500 miliardi di anni, alle equazioni standard dell’espansione cosmica.
Implicazioni sulla tensione di Hubble
Questa modifica apparentemente minima riesce a conciliare le discrepanze tra le misurazioni basate sulle supernove, 74 km/s/Mpc, e i dati della radiazione cosmica di fondo, 67 km/s/Mpc. L’effetto della rotazione si manifesterebbe attraverso una redistribuzione anisotropa dell’energia oscura, influenzando diversamente le scale temporali cosmiche.
Le implicazioni teoriche e future ricerche
Questo squilibrio potrebbe essere un’eco della rotazione universale primordiale, sebbene permangano dubbi sull’influenza della Via Lattea nelle misurazioni. Per il futuro, il gruppo di ricerca ha identificato tre linee di ricerca prioritarie: la prima prevede lo sviluppo di simulazioni cosmologiche tridimensionali con parametri rotazionali; la seconda l’analisi della polarizzazione della radiazione cosmica di fondo per tracciare anisotropie e la terza, la ricalibrazione dei metodi di misurazione delle distanze intergalattiche.
LA SFIDA DELLA RICERCA COSMOLOGICA
“La sfida ora è trasformare questo framework teorico in previsioni osservabili”, ha sottolineato Szapudi.