AGI – Gli Stati Uniti hanno votato assieme a Russia, Corea del Nord, Bielorussia e altri quattordici Paesi amici di Mosca contro la risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu che condannava l’aggressione russa dell’Ucraina e chiedeva la restituzione a Kiev dei territori occupati. Contro ha votato anche Israele. La risoluzione presentata dall’Ucraina, e co-sponsorizzata da quasi tutti i Paesi dell’Ue, a tre anni dall’invasione russa, è stata approvata da 93 Paesi, tra cui l’Italia, e respinta da 18. Gli astenuti sono stati 65. Una risoluzione simile nel 2022 e nel 2023 aveva ottenuto un sostegno molto piu’ ampio, con oltre 141 membri.
La votazione di oggi segna un altro punto di rottura, inimmaginabile fino a pochi mesi fa, tra gli Stati Uniti e i Paesi dell’Unione Europea, ma non sorprendente dopo le ultime dichiarazioni di Donald Trump, che ha attaccato il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, accusandolo di aver cominciato la guerra e definito “dittatore senza elezioni”. La posizione americana si sta avvicinando a quella russa in modo molto veloce e le mosse successiva non sembrano in grado di ridurre l’effetto shock nella diplomazia internazionale.
Una seconda risoluzione, redatta dagli Stati Uniti e con gli emendamenti Ue approvati dall’Assemblea in cui si parla di “pace giusta” e “integrità territoriale” dell’Ucraina, ha ottenuto 93 voti a favore, otto contrari, tra cui Russia e Bielorussia, e 73 astensioni. Gli Stati Uniti si sono astenuti. Un rappresentante del dipartimento di Stato americano, parlando al Washington Post, ha spiegato che gli Usa sarebbero decisi a presentare una risoluzione al Consiglio di sicurezza, mettendo il veto a ogni emendamento. “Mentre i nostri partner – ha aggiunto – al Consiglio di sicurezza e all’Assemblea generale amano dibattere sull’intera situazione, noi siamo molto più concentrati sul portare le parti a un tavolo dei negoziati in modo da arrivare a un accordo”.
Ma secondo gli osservatori internazionali, la posizione americana presentata al Palazzo di Vetro segna la più grossa frattura tra le potenze dell’Occidente alle Nazioni Unite dai tempi della guerra in Iraq. “E probabilmente – ha spiegato Richard Gowan, esperto di crisi internazionale – questa è persino più fondamentale”.