domenica, Aprile 20, 2025
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La tregua tra Israele e Hamas rischia di slittare. Ira degli Usa

AGI – Calano ombre sull’accordo, che sembrava ormai chiuso del tutto, tra Israele e Hamas per una tregua a Gaza e uno scambio di prigionieri. Mentre il ministro della sicurezza nazionale israeliana, Itamar Ben Gvir, minaccia di dimettersi se l’intesa sarà approvata, i media dello Stato ebraico rivelano che il premier Benjamin Netanyahu intenderebbe far slittare di un giorno la sua entrata in vigore, una notizia che avrebbe mandato su tutte le furie l’amministrazione Biden.
Secondo Canale 12, Netanyahu prevede di convocare un vertice di governo per il via libera definitivo sabato sera, e non domani, in quanto nella giornata di venerdì, prima che scatti il riposo dello Shabbath, ci sarebbe solo il tempo per il voto del gabinetto ristretto di sicurezza, propedeutico al voto allargato all’intero esecutivo.
Dopo la luce verde definitiva, il governo deve dare 24 ore di tempo all’Alta Corte di Giustizia perchè esamini eventuali ricorsi contro l’accordo, prima che questo possa concretizzarsi. L’applicazione dell’intesa, con i primi scambi di prigionieri, scatterebbe quindi non prima di lunedì, il giorno dell’insediamento di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti. L’inattesa evoluzione, afferma Canale 12, avrebbe suscitato l’ira della Casa Bianca, la quale ha avvertito che questo giorno di ritardo porterebbe a ulteriori complicazioni nell’entrata in vigore del cessate il fuoco. 

Dura reazione anche di molti cittadini di Tel Aviv, che sono scesi in piazza per protestare contro il governo. I dimostranti raccolti alla Kirya, quartier generale dell’esercito, chiedono la liberazione di tutti gli ostaggi e reggono uno striscione con la scritta ‘presidente Trump, riportali tutti a casà.
Ben Gvir, da parte sua, mentre si rincorrevano voci sulle sue dimissioni, si è presentato davanti a cronisti per tuonare contro un accordo che, a sua detta, consentirà la riabilitazione dei gruppi terroristici a Gaza e riporterà la minaccia ai residenti nelle aree di confine. Secondo il ministro, il compromesso raggiunto con gli islamisti non prevede il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti nel territorio della Striscia bensì “sigilla il destino del resto degli ostaggi che non sono inclusi nell’accordo di morte”. Ben Gvir ha anche invitato il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, altro esponente dell’ala più dura del governo, a lasciare la poltrona.
Non è chiaro se Netanyahu abbia deciso di prendere tempo per tentare di convincere i due ministri a fare marcia indietro. Il capo dell’opposizione, Yair Lapid, ha assicurato al premier una rete di sicurezza per portare a termine la trattativa. “Questo è più importante di qualsiasi divisione che abbiamo mai avuto” ha scritto su X l’ex primo ministro.

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