Secondo un recente rapporto dell’Associazione Internazionale delle Persone Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans e Intersessuali (ILGA), le relazioni omosessuali sono vietate in un terzo dei paesi del mondo, dove possono essere punibili con il carcere o, in una decina di paesi, con la pena di morte.
Se in una parte del pianeta si registrano progressi riguardo ai diritti delle persone LGBT+, questi sono spesso accompagnati da crescenti resistenze, suscita grande preoccupazione l’aumento delle restrizioni alla libertà di espressione e di associazione che colpiscono questa comunità.
Depenalizzazione
Secondo ILGA, l’omosessualità è ora autorizzata in 131 dei 193 Stati membri dell’ONU, la maggioranza in Europa e nel continente americano. Tre Stati membri (Singapore, Mauritius e Dominica) e uno Stato non membro (Isole Cook) hanno depenalizzato le relazioni consensuali tra persone dello stesso sesso dall’inizio del 2023. Questi rimangono criminalizzati in 62 paesi membri delle Nazioni Unite, principalmente in Africa e Asia. Una cifra che è diminuita drasticamente dall’inizio degli anni ’90, quando più di 110 Stati membri li criminalizzarono.
Una “regressione preoccupante”
Nonostante questa tendenza globale verso la depenalizzazione, gran parte del continente africano e alcune parti dell’Asia stanno vivendo una “preoccupante regressione”. L’Uganda, Paese a maggioranza cristiana conservatrice, ha adottato nel marzo 2023 una legge anti-LGBT+ considerata una delle più repressive al mondo, mentre nell’aprile 2024 l’Iraq ha codificato la criminalizzazione che esisteva di fatto, con pene fino a 15 anni in prigione.
L’Indonesia, il più grande Paese musulmano al mondo, ha criminalizzato “atti osceni” e “aggressioni indecenti”, definiti come “atti sessuali contrari agli attuali valori della comunità locale” (con entrata in vigore prevista per il 2026). Progetti di legge volti a criminalizzare gli atti omosessuali o ad aumentare le sanzioni esistenti sono stati introdotti o annunciati in altri cinque Stati membri delle Nazioni Unite (Bahrein, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Kenya e Mali). Dibattiti simili si stanno svolgendo in Burkina Faso, Niger, Senegal e Tanzania.
Pena di morte
Sette Stati membri prevedono la pena di morte per i rapporti omosessuali: Brunei, Mauritania, Iran, Nigeria, Arabia Saudita, Yemen e Uganda. In altri cinque Stati (Afghanistan, Pakistan, Qatar, Somalia ed Emirati Arabi Uniti), la pena di morte è possibile, ma con un quadro giuridico incerto. ILGA menziona casi estreme di pena di morte anche nello Yemen e nell’Afghanistan.
Attacchi alla libertà di espressione e di associazione
ILGA segnala “un aumento allarmante” delle restrizioni alla libertà di espressione e associazione che colpiscono le persone LGBT+ in tutto il mondo. Colpiti almeno 59 stati membri delle Nazioni Unite, con conseguenze che vanno dalla censura agli arresti e alla persecuzione. Negli ultimi 16 mesi, Giordania, Kirghizistan e Uganda hanno formalmente implementato disposizioni legali contro la “promozione” dell’omosessualità, mentre la Russia ha etichettato il movimento internazionale LGBT come “estremista”.
Terapie di conversione
Se continua ad aumentare il numero degli Stati membri delle Nazioni Unite che adottano norme contro le “terapie di conversione” – sedici Paesi ora le vietano a livello nazionale (Belgio, Messico, Portogallo, Spagna, tra i principali) – l’idea di “riabilitare” le persone LGBT+ sta però facendo progressi in Africa (Uganda, Ghana, Kenya) e si è affermata in Malesia con programmi pubblici.
Matrimoni tra persone dello stesso sesso
I matrimoni tra persone dello stesso sesso sono consentiti in 35 stati membri delle Nazioni Unite e a Taiwan. Negli ultimi 16 mesi Andorra, Estonia, Grecia e Slovenia li hanno legalizzati e il Nepal ha emesso un ordine provvisorio per facilitare tali matrimoni. Bolivia e Lettonia hanno regolamentato le unioni civili, così come diverse prefetture giapponesi. Anche le coppie dello stesso sesso possono adottare un bambino insieme in 36 Stati membri.