martedì, Febbraio 25, 2025
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Il vaccino mRNA Covid non provoca l’arresto cardiaco negli sportivi

AGI – Non vi sarebbe alcuna associazione tra un aumento del rischio di arresto cardiaco o morte cardiaca improvvisa e la vaccinazione mRNA anti Covid-19 nei giovani atleti competitivi statunitensi, osservati nel post-pandemia, sovvertendo le affermazioni di studi e report precedenti.

Lo sottolinea un nuovo studio di coorte americano, pubblicato su JAMA Network Open, secondo cui il rischio cardiovascolare di infezione da COVID-19, vaccinazione e miocardite era stato inizialmente sovrastimato o comunque valutato su montaggi video e casi postati sui social media in periodo pre-pandemico.

I primi resoconti durante la pandemia di COVID-19 avevano sollevato timori sul maggior rischio per i giovani atleti con COVID-19 di poter manifestare miocardite e/o arresto cardiaco improvviso (SCA) e/o morte cardiaca improvvisa (SCD), anche in relazione delle informazioni circolate su media e social media che stabilivano una relazione tra COVID-19 e vaccinazione mRNA. Quest’ultima ritenuta causa potenziale del numero aumentato di SCA/SCD negli atleti.

Per smentire questa associazione, i ricercatori hanno confrontato la prevalenza di SCA/SCD nei giovani atleti nei 3 anni precedenti la pandemia con i primi 3 anni della pandemia analizzando un set di 6 dati (1 gennaio 2017-31 dicembre 2022) del National Center for Catastrophic Sports Injury Research (NCCSIR), sulla base delle linee guida STROBE, uno strumento per il corretto reporting degli studi osservazionali. Il periodo pre-pandemico e’ stato definito come anni solari dal 2017 al 2019 e quello pandemico dal 2020 al 2022.

I casi di SCA/SCD nei giovani atleti sono stati identificati tramite un programma di sorveglianza in corso guidato dall’NCCSIR, con metodi dettagliati definiti in precedenza, includendo nell’analisi atleti competitivi di livello giovanile, scuola media, scuola superiore, club, college o professionisti che hanno manifestato SCA, ovvero un collasso inaspettato che ha richiesto rianimazione cardiopolmonare e/o defibrillazione, o SCD, cioè una morte improvvisa e inaspettata per causa cardiaca o in un cuore strutturalmente normale senza cause spiegabili per il decesso e una storia coerente con morte correlata a cause cardiache.

SCA/SCD potevano essere avvenuti in qualsiasi momento, ad esempio durante l’esercizio, il riposo o il sonno.

Per i decessi, la causa di SCD è stata determinata da un gruppo di esperti utilizzando criteri noti e informazioni disponibili da autopsia, medico legale, coroner e cartelle cliniche e dati per definire razza o etnia. In caso di mancanza di cartelle cliniche o informazioni post mortem o sulla razza o etnia, sono stati utilizzati resoconti dei media e foto di atleti per determinare razza o etnia. Inoltre, è stata eseguita un’analisi di sensibilità per affrontare l’incertezza nel 2020 confrontando il 2017 e il 2018 con il 2021 e il 2022, comunque la partecipazione sportiva più limitata all’inizio della pandemia.

L’analisi ha rilevato in totale 387 casi di SCA/SCD, in giovani di età media 16,5 anni di cui 334 di sesso maschile (86,3%), e un numero di eventi di SCA/SCD pre-pandemia non significativamente differenti da quelli registrati durante la pandemia (203 contro 184 casi), con una sopravvivenza complessiva del 50,9% (197 su 387 casi).

La percentuale di SCD era simile prima e durante la pandemia, rispettivamente 106 su 203 casi (52,2%) contro 84 su 184 casi (45,7%), mentre una causa specifica di decesso è stata determinata in 139 su 190 casi di SCD (73,2%) utilizzando dati autoptici o referti del medico legale, tra queste la miocardite è stata la causa confermata di SCD in 3 casi prima e 4 casi durante la pandemia.

In conclusione, sebbene l’SCA/SCD nei giovani atleti richieda strategie preventive più robuste, questo studio suggerisce che la pandemia di COVID-19 non ha aumentato il rischio di SCA/SCD negli atleti. Un secondo studio americano, pubblicato su JAMA Network Open, sembra invece dimostrare che la vaccinazione mRNA contro il COVID-19 protegge dal rischio di post-COVID-19 (PCC) i bambini di età compresa tra 5 e 17 anni.

Questo studio caso-controllo che ha coinvolto 622 partecipanti mostra fra i bambini vaccinati una riduzione del 57% delle probabilità di manifestare 1 o più sintomi PCC e una riduzione del 73% delle probabilità di avere 2 o più sintomi PCC. Pertanto i risultati emersi suggeriscono che la vaccinazione mRNA contro il COVID-19 può essere un fattore protettivo contro il PCC nei bambini in seguito all’infezione da SARS- CoV-2, incentivando pertanto una maggiore somministrazione in età pediatrica. 

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