AGI – Neanche questa i migranti rimarranno all’interno dei centri in Albania entrati in funzione a metà ottobre.
Il tribunale di Roma – sezione immigrazione – ha sospeso il giudizio di convalida dei provvedimenti di trattenimento nei confronti dei sette migranti di origini egiziana e bengalese portati venerdì scorso nel Cpr italiano in Albania. I giudici hanno rimesso gli atti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Per un ottavo migrante, risultato vulnerabile dopo l’arrivo, era già stato disposto il rientro in Italia. I migranti nelle prossime ore dovranno essere riaccompagnati in Italia.
Una decisione, quella di rimettere gli atti all’Ue e di sospendere il giudizio sulle convalide, assunta in seguito all’introduzione delle norme del ‘Dl Paesi sicuri’. Secondo il tribunale di Roma, infatti, ci sono “vari profili di dubbia compatibilità con la disciplina sovranazionale, emersi a seguito delle norme introdotte dal citato decreto legge” e pertanto rimettere gli atti ai giudici di Lussemburgo “è stato scelto come strumento più idoneo” per chiarirli.
Il decreto, infatti, “ha adottato un’interpretazione del diritto dell’Unione europea e della sentenza della CGUE del 4 ottobre 2024 divergente da quella seguita da questo Tribunale – nel quadro della previgente diversa normativa nazionale – nei precedenti procedimenti di convalida delle persone condotte in Albania e ivi trattenute”, come spiegano dalla sezione immigrazione del tribunale capitolino. La sospensione dei giudizi, comunque, “non arresta il decorso del termine di legge di quarantotto ore di efficacia dei trattenimenti disposti dalla Questura”, pertanto i migranti torneranno in Italia.
Secondo i giudici della sezione immigrazione, “deve evidenziarsi che i criteri per la designazione di uno Stato come Paese di origine sicuro sono stabiliti dal diritto dell’Unione europea”. Pertanto, ferme restando le prerogative del legislatore nazionale, il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto “la corretta applicazione del diritto dell’Unione, che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso incompatibile, come previsto anche dalla Costituzione italiana”.
Deve inoltre “essere chiaro” – proseguono i magistrati della Capitale – “che la designazione di Paese di origine sicuro è rilevante solo per l’individuazione delle procedure da applicare” e che “l’esclusione di uno Stato dal novero dei Paesi di origine sicuri non impedisce il rimpatrio e/o l’espulsione della persona migrante la cui domanda di asilo sia stata respinta o che comunque sia priva dei requisiti di legge per restare in Italia”.
Salvini, sentenza politica
“Un’altra sentenza politica non contro il governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza. Governo e Parlamento hanno il diritto di reagire per proteggere i cittadini, e lo faranno. Sempre che qualche altro magistrato, nel frattempo, non mi condanni a sei anni di galera per aver difeso i confini…”. Così il vicepremier e ministro Matteo Salvini commenta la decisione dei giudici.
Il Tavolo Asilo e Immigrazione in una nota commenta la decisione dei giudici in senso contrario a quello del governo: “Questi eventi dimostrano quanto sia fallimentare cercare di implementare un piano che non ha altro fine se non quello di mettere in piedi un sistema lesivo dei diritti fondamentali di richiedenti asilo e rifugiati per ragioni che nulla hanno a che fare con l’interesse pubblico e con la civiltà giuridica del nostro Paese”.