sabato, Novembre 23, 2024
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“HO USATO LO SCHWA NEL COMPITO DI ITALIANO”: GABRIELE SFIDA GLI ESAMI (E PRENDE UN BEL VOTO)

Gabriele Lodetti, studente del liceo scientifico Plinio di Roma e militante della Rete degli studenti Medi del Lazio, ha dichiarato: “Ho voluto dimostrare che usare un linguaggio che rappresenta tutti è possibile, anche durante una prova importante come l’esame di maturità”

Era solo questione di tempo, probabilmente. Per la prima volta schwa la lettera intermedia “ə” che non indica né il maschile né il femminile , viene utilizzata in un saggio di scuola superiore. Lo ha usato Gabriele Lodetti , nel tema della lettera della comunità accademica indirizzata all’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Un tentativo di inclusività e una sfida al “sistema scuola e alla società”, con il rischio, però, che il test venisse invalidato .

Cos’è lo schwa?

Lo schwa è un simbolo fonetico che rappresenta una vocale neutra , senza accento o tono, che si trova in alcune lingue ponendo la lingua in posizione neutra, senza alzare o abbassare la mandibola. Il simbolo è una e “ə” rovesciata e si pronuncia mantenendo la bocca rilassata e aperta. Si usa sostituendo la desinenza maschile con schwa in parole come “studentə” o “professorə”. È la stessa vocale breve debole presente anche in alcuni dialetti italiani , come il napoletano e il piemontese. Questo simbolo è usato molto dalle persone non binary cioè da quelle che non si riconoscono né al maschile né al femminile, ma è presente anche in letteratura – per esempio in Poe. La Nocchiera del tempo di Licia Troisi – e in videogiochi come Wild Hearts perché rende il linguaggio più inclusivo.

Un simbolo controverso

Schwa è amato da alcuni linguisti e appassionati perché è un suono versatile , economico e armonioso . Permette di ridurre le vocali non accentate, cioè prive di accento, e di semplificare la pronuncia di parole complesse o straniere. Inoltre aiuta a creare un effetto di eufonia, cioè suono gradevole, perché si adatta alla vocalità circostante e crea delle rime interne. Ma soprattutto genera inclusività perché tutti possano riconoscersi in essa. D’altra parte è altrettanto impopolare perché è un suono ambiguo , inconsistente ed evasivo. Cancella la differenza tra le parole, e non ha una corrispondenza precisa con le lettere dell’alfabeto. Insomma, sa di finto e forzato, soprattutto in una lingua come l’italiano dove, storicamente, una parola può assumere solo la forma maschile o femminile influenzando così anche le declinazioni degli articoli e dei verbi.

Il voto finale

Per fortuna di Gabriele, la commissione ha compreso l’intento e ha premiato il tema assegnandogli un punteggio niente male: 17 su 20, equivalente all’incirca a un 8. Curiosamente, nello scritto lo studente non si è soffermato tanto sul tema dell’inclusione, ma piuttosto sulla storia degli esami di maturità, facendo considerazioni sul sistema scolastico. Ha voluto però utilizzare un linguaggio che, per molti della Gen Z, cioè la generazione di persone nate tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2010, è ormai consuetudine. “Ho voluto dimostrare che usare una forma di linguaggio che rappresenta tutti è possibile”, ha detto Gabriele al quotidiano Repubblica, “anche durante una prova importante come l’esame di maturità. Sì, è stato anche un gesto di sfida, ma non verso la commissione, bensì verso il sistema scolastico e la società. Lo schwa è entrato nel mio modo di pensare e sarebbe complicato non usarlo per esprimermi”.

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