giovedì, Dicembre 26, 2024
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Guida alla giornata in Borsa (29 novembre)

AGI – Dai mercati arrivano segnali contrastanti dopo la festività del Thanksgiving, che tradizionalmente negli Stati Uniti dà il via alla stagione dello shopping natalizio. A Wall Streetm il 29 novembre, i future avanzano in attesa di una riapertura abbreviata oggi delle contrattazioni americane, mentre i listini asiatici sono misti e più in generale gli investitori continuano a scommettere che la Federal Reserve taglierà ulteriormente i tassi di interesse a dicembre, sebbene le prospettive a lungo termine restino incerte per via dell’inflazione elevata e della prospettiva di politiche più’ conflittuali ed espansive in vista dell’insediamento del presidente eletto Donald Trump. Più in generale le tensioni geopolitiche pesano negativamente sulla propensione al rischio degli investitori, mentre fa fatica a reggere la tregua appena siglata in Medioriente, poiche’ Israele e Hezbollah si scambiano accuse di violazione del cessate il fuoco e cresce l’escalation tra Russia e Ucraina, dopo che Mosca ha lanciato un secondo grande attacco alle infrastrutture energetiche di Kiev questo mese e che il presidente, Vladimir Putin ha minacciato di usare nuovi missili balistici per colpire i “centri decisionali” della capitale ucraina.

 

Oggi in Asia la moneta giapponese si è rafforzata, superando la soglia chiave dei 150 yen per dollaro e diventando la valuta del G10 con le migliori prestazioni settimanali, sulla scia delle crescenti aspettative che la Boj aumenterà quanto prima i tassi di interesse. Il rafforzamento dello yen è arrivato dopo che l’inflazione a Tokyo è salita al 2,2% questo mese, attestandosi sopra le attese e sopra il target del 2% della Banca del Giappone. Più in generale lo yen questa settimana è cresciuto del 2,7%, nonostante la minaccia di Trump di rialzare i dazi su Canada, Messico e Cina abbia mantenuto il dollaro su livelli elevati e mentre l’euro a novembre abbia subito il peggior calo mensile dall’inizio del 2022, perdendo circa il 3%, a causa dei rischi tariffari statunitensi, dei disordini politici in Germania e in Francia e dell’indebolimento economico europeo.

 

Cosa succede in Asia

Nel frattempo in Asia, il Nikkei è sceso a Tokyo, per l’impennata dello yen, dovuta all’incremento dell’inflazione nipponica, mentre a Seul il Kospi è calato quasi del 2%, per l’indebolimento dei tecnologici e per il timore di un rallentamento economico in Corea del Sud, dopo che i dati hanno mostrato che a ottobre la produzione industriale, le vendite al dettaglio e gli investimenti sono tutti diminuiti, aggravando il timore di una perdita di slancio della crescita del Paese. Tengono bene invece le Borse cinesi, spinte al rialzo dai tecnologici, dopo che Bloomberg ha riferito che la limitazione dei chip cinesi da parte dell’amministrazione Biden potrebbe essere meno severa del previsto.

 

Oggi la Borsa di Shanghai sale doi oltre l’1% e quella di Hong Kong si mantiene positiva, trainata dalla Semiconductor Manufacturing International che avanza piu’ del 4%, mentre nella Cina continentale la Hua Hong Semiconductor è in rialzo del 3,7%. A rafforzare il sentiment generale contribuisce anche un sondaggio Reuters, secondo cui l’indice Pmi, in uscita sabato, dovrebbe mostrare che il settore manifatturiero cinese registrerà una crescita per il secondo mese consecutivo a novembre. Questa lettura arriva mentre Pechino negli ultimi mesi ha distribuito una serie di stimoli dai quali ci si aspetta segnali incoraggianti per la ripresa dell’economia del Dragone.

 

I dati di Wall Street

A Wall Street i future sono positivi, in attesa della Fed dalla quale si attendono ulteriori spunti sui tassi di interesse. I mercati hanno ampiamente mantenuto la previsione di un taglio di 25 punti base a dicembre, il quale porterà a 100 punti il totale delle sforbiciate Fed nel 2024, anche se tra gli investitori prevale l’aspettativa di un rallentamento del ritmo dei tagli dei tassi l’anno prossimo. In Europa i future sull’EuroStoxx 50 sono piatti, dopo che ieri le Borse europee sono rimbalzate, approfittando dei ridotti volumi di scambio sui mercati americani. La migliore e’ stata Francoforte, che è avanzata dello 0,93%, con Parigi a +0,54%, Milano a +0,52% e Londra a+ 0,1%, mentre l’inflazione in Germania è rimasta invariata al 2,4% annuale a novembre, nonostante le aspettative di un secondo aumento consecutivo, interrompendo la tendenza al ribasso della più grande economia europea in difficoltà. Oggi usciranno i dati sull’inflazione nell’Eurozona, dai quali sarà possibile valutare le prossime mosse della Banca centrale europea. Si prevede che l’inflazione armonizzata dell’area euro salirà al 2,3% a novembre, dal 2,% del mese precedente e che la Bce taglierà ancora i tassi nelle prossime riunioni, anche se la portata e la velocità di tale azione non sono chiare. In ogni modo mercoledì Isabel Schnabel, membro del consiglio della Bce, ha riferito che, secondo lei non è “appropriato” tagliare ancora i tassi. Queste dichiarazioni hanno ridato fiato all’euro che e’ tornato nettamente sopra 1,05 sul dollaro, allontanandosi dalla parita’, ma frenando rispetto al top da 4 mesi toccato mercoledi’. Intanto oggi i prezzi del petrolio avanzano leggermente in Asia, dopo il rinvio al 5 dicembre da parte dell’Opec+ del meeting che avra’ all’Odg i tagli alla produzione.

 

Eurozona, attesi i dati sull’inflazione

In Eurozona l’economia e’ in una fase piu’ difficile che negli Usa, per l’inflazione che è più alta, specie quella da servizi, e perché la crescita è bassa. “E ancora non sono arrivati i rincari tariffari di Trump – nota Vincenzo Bova, strategist di Mps – che renderanno ancora più problematica la situazione”. E oggi usciranno i dati sull’inflazione dell’area euro, che dovrebbero accelerare al 2,3% dal precedente +2%. Sotto la lente soprattutto il dato core, che dovrebbe accelerare anch’esso, il che potrebbe spingere gli esponenti più ‘falchi’ della Bce ad una maggiore cautela sul processo di riduzione dei tassi. Le prime indicazioni sui prezzi sono arrivate già ieri dalla Germania, dove l’inflazione e’ rimasta invariata al 2,4% annuale a novembre, nonostante le aspettative di un secondo aumento consecutivo, interrompendo la tendenza al ribasso della piu’ grande economia europea in difficoltà. Il vero timore dell’Europa e’ che le politiche di Trump, qualora ci fossero rappresaglie sui dazi, avrebbero ricadute negative sull’inflazione. Per la Bce non sara’ facile far fronte a un’inflazione che fatica a scendere e che potrebbe rafforzarsi a causa dei dazi Usa e ad un’economia che sta peggiorando, specie in Germania. “È un po’ in un cul de sac” osserva Bova, il quale comunque nota che “al momento i mercati stanno picchiando soprattutto sull’euro/dollaro”.

 

Un dicembre turbolento?

A novembre Wall Street si è ripresa, il dollaro ha guadagnato il 2% rispetto alle principali valute rivali e il valore del bitcoin e’ aumentato del 37%, sfiorando brevemente il traguardo dei 100.000 dollari, nella speranza di un ambiente normativo più favorevole alle criptovalute sotto Trump. Inoltre l’euro ha subito il peggior calo mensile dall’inizio del 2022, perdendo poco più del 3%, mentre il peso messicano e’ sceso di oltre l’1% rispetto al dollaro, la sterlina ha perso quasi il 2% e lo yuan offshore cinese appare destinato al suo piu’ grande calo mensile dall’agosto 2023, in calo di quasi il 2%. E le Borse? Il Nasdaq ha ottenuto il suo miglior guadagno mensile da giugno, mentre Tesla, il colosso delle auto elettriche dell’alleato di Trump Elon Musk è aumentata del 33%, mentre le azioni delle banche europee sono crollate del 5% poiche’ l’indebolimento dell’economia ha aumentato le scommesse sul taglio dei tassi. Tuttavia dicembre potrebbe rivelarsi un mese turbolento, con gli scambi commerciali di Trump esposti a una potenziale reazione negativa del mercato obbligazionario contro la sua prevista generosità fiscale, mentre i dazi potrebbero far aumentare l’inflazione e inceppare le catene di approvvigionamento.Inoltre la Banca centrale europea la scorsa settimana ha lanciato l’allarme, pronosticando “effetti negativi a livello globale” se a dicembre la “bolla” dell’intelligenza artificiale scoppiasse e i titoli tecnologici che dominano i mercati azionari globali crollassero. 

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