venerdì, Dicembre 27, 2024
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Gauche caviar vs olio ricino, è ancora duello tra Schlein e Meloni

AGI – Sinistra al caviale contro olio di ricino: il duello fra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, si consuma lungo la direttrice Roma-Budapest. La premier è impegnata nel summit dei leader dell’Unione Europea. La segretaria è in piazza Porta Pia, a Roma, assieme ai sindacati del trasporto pubblico locale. Ed è lo sciopero che innesca la sfida a distanza: “Elly Schlein ha detto che io…come era la parola? ‘Svilisco i diritti sindacali’ perché, in una trasmissione radiofonica diciamo leggera, ho risposto a un sms in modo leggero”.

Il riferimento della premier è alla trasmissione Un Giorno da Pecora, su Radio Uno, andata in onda ieri. Con la ‘complicità” del deputato di Fratelli d’Italia, Marco Osnato, Meloni fa sapere che, nonostante sia febbricitante, si trova nella capitale ungherese. E aggiunge: “Dato che non ho particolari diritti sindacali”. Una battuta che, alla luce delle polemiche che hanno infiammato la vigilia dello sciopero, è suonata come un colpo di cannone alle orecchie dell’opposizione.

“Chiaramente citavo il tema dei diritti sindacali”, spiega la premier ai giornalisti presenti a Budapest: “Non so cosa si intenda per ‘svilire i diritti sindacali’ che questo governo difende molto meglio della sinistra al caviale”, è l’affondo della presidente del consiglio. La segretaria incassa a fatica: per chi come lei si è data la missione di riportare il Pd fra la gente, a cominciare dai luoghi di lavoro, l’accusa di incarnare la ‘gauche caviar’ è difficile da digerire.

E infatti, poco dopo, arriva la risposta, altrettanto tagliente: “Io di caviale non ne ho mai mangiato, ma nemmeno posso sopportare che i lavoratori vengano purgati con olio di ricino, quindi continueremo a stare al loro fianco”. Il riferimento è alle purghe che le squadracce fasciste somministravano agli avversari politici e, indirettamente, alle radici politiche del partito di Giorgia Meloni.

I toni delle due leader sono in linea con quelli che hanno accompagnato le ore precedenti alla mobilitazione dei lavoratori dei trasporti, in piazza per protestare contro il mancato rinnovo del contratto, le risorse ritenute inadeguate e i livelli retributivi troppo bassi per il costo della vita. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha evocato la “rivolta sociale” contro una manovra che per il leader sindacale “è da bocciare”.

Parole che il vicepremier Matteo Salvini oggi stigmatizza: “Quelli che sta organizzando Landini non sono scioperi: lui l’ha detto e ribadito oggi, invita alla rivolta sociale. Poi siamo noi quelli estremisti”. A chiedere di abbassare il livello dello scontro politico è anche Carlo Calenda. “Trump si sta preparando a mettere dazi che colpiranno duramente l’economia italiana, Draghi lancia un nuovo allarme, cade il governo tedesco, e la presidente del Consiglio e la leader del principale partito d’opposizione si scambiano battute sulla ‘sinistra al caviale'”, osserva il leader di Azione: “In tutto questo, il segretario della Cgil continua a inneggiare alla rivolta sociale, affermazioni che un Luciano Lama non avrebbe mai fatto. Se continuiamo con battutine e polemiche finirà malissimo”.

Ad infiammare il confronto politico è anche la scelta dei sindacati di non prevedere fasce di garanzia per gli utenti dei mezzi pubblici. È questo aspetto che fa dire al ministro Matteo Salvini: “È l’ultimo di questo genere”. Per il leader della Lega, “Landini e Schlein hanno bisogno di ripetizioni: è indegno, oltraggioso e selvaggio scioperare senza rispettare fasce di garanzie, è un’aggressione al popolo italiano”, rincara il vicepremier.

La risposta del Pd è affidata al deputato e capogruppo in Commissione Lavoro, Arturo Scotto: “Salvini non ha nessuna legittimità morale per parlare delle scelte autonome dei lavoratori italiani che scioperano sul trasporto pubblico locale. È il peggior ministro delle infrastrutture della storia repubblicana, collezionista patologico di ritardi continui ai treni, tagliatore compulsivo di risorse a sostegno dei pendolari. Non è chiaro perché resti lì al suo posto. Una cosa è certa: se vuole limitare il diritto di sciopero, troverà un muro a difesa della costituzione da parte nostra”.

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