giovedì, Novembre 21, 2024
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EMANUELE LUPERTO: RIDERE PER RIFLETTERE

Un comicità surreale, quella di Luperto, diventato popolare grazie alla piattaforma Tik Tok per i suoi irriverenti scherzi telefonici da lui ideati.

Le interpretazioni di Emanuele Luperto sono spesso dei personaggi femminili con delle voci caratteristiche e dalle personalità eccentriche con esigenze e richieste totalmente strampalate, tanto da lasciare attonito l’ interlocutore dall’ altra parte dello smartphone. Luperto è l’emblema della nuova comicità italiana che si  propone con la tradizione, l’ironia e l’improvvisazione attraverso i social network, continuando a sorprendere per la sua versatilità, anche in questo momento in cui è diventato a tutti gli effetti un’icona gay. 

Quando ti sei avvicinato alla recitazione e all’improvvisazione?
Correva l’anno 2000 ed io, alto poco più che un metro, ero appena stato scritturato per il ruolo di “goccia d’acqua” nel saggio di fine anno dell’asilo. Ebbene sì.. ho iniziato col botto! Poco prima di entrare in scena, tra bambini urlanti e quell’afa romana d’inizio estate, seduto all’ombra di un pino per cercare ristoro, ho sentito una scarica di adrenalina pervadermi il corpo. Non stavo più nella pelle, io volevo salire su quel palco! Devo dirlo, è grazie alla maestra Marina dai capelli viola se oggi siamo qui a parlarne, fu lei a iniettarmi quella sufficiente dose di fiducia necessaria per iniziare il ‘viaggio’ artistico. Voce calda e accogliente con animo rock: “Emanuele, sappi che sei stato una perfetta goccia d’acqua!” e poi, rivolgendosi a mia madre “Signora, faccia recitare suo figlio, è la sua strada.” Mentre io, spettatore con le gambe incrociate all’altezza dell’orlo delle loro gonne floreali, ascoltavo con irrefrenabile gioia. Mamma Alessandra e papà Antonio, per quanto assolutamente fuori dal giro, hanno sempre sostenuto questo mio fuoco. Sarebbe stato difficile il contrario. Pensate che, da bambino, passavo i pomeriggi ad imitare mia madre. Infilato nel suo armadio, acchiappavo una gonna ed una camicetta a caso, poi saltavo su un paio di tacchi e la seguivo per casa imitandola nelle sue infinite sessioni telefoniche. Oggi la ringrazio per non aver mai “censurato” la mia indole artistica. Tra i ricordi più belli da bambino ci sono le estati in Salento, terra d’origine della mia famiglia. Alla sera dopo il mare, l’appuntamento era nella grande casa degli zii per mangiare calzoni e panzerotti caldi di rosticceria. C’eravamo tutti, da Nonna Netta con i suoi cento kili di felicità a mio cugino Diego, perfetta cavia per i miei spettacoli. Il tempo degli amari e dei caffè che giravo le sedie verso la direzione opposta, dove avevo allestito la scenografia con oggetti arraffati qua e là per la casa e, mentre mio fratello direzionava le luci del barbecue verso il palco e così iniziavo : “signori e signore, benvenuti al mio spettacolo..” Insomma, me la cantavo e me la suonavo. 

Qual è stato il tuo percorso di studio?
Mi sono diplomato al liceo classico, e nel frattempo studiavo seriamente recitazione e dizione. A 15 anni ho firmato con un’agenzia per giovani talenti e sono arrivati i primi ruoli in tv, anche se il mio amore più grande è sempre stato il teatro. Finito il liceo, affascinato dal dietro le quinte, ho iniziato a studiare produzione televisiva e marketing cinematografico e nel frattempo ho girato il mio primo film per il cinema, regia di Carlo Verdone. Un piccolo ruolo in un cast stellare; è su quel set che ho  capito di voler fare questo mestiere per tutta la vita. È il 2019, scoppia il Covid che coincide con un momento catartico della mia vita ed io, come tutta Italia, mi ritrovavo chiuso in casa con i miei mille pensieri. È stato il momento più brutto della mia vita ma ha segnato anche la mia rinascita. Un anno dopo mi sono laureato e, tramite un caro amico autore sono saltato sul carrozzone paillettato che è il mondo della tv generalista. Oggi lavoro come redattore nella società di Paolo Bonolis e Sonia Bruganelli e spesso sono in giro per l’Italia, insieme ai miei colleghi, alla ricerca di volti. Lavoro a programmi come Ciao Darwin che, condivisibili o meno, rappresentano uno spaccato italiano molto ampio. Quello costruito da Bonolis è un universo. Io amo i lavori di Federico Fellini e subisco il fascino grottesco e decadente delle opere di Paolo Sorrentino per cui trascorre le miei giornate tra soubrette con tacco 12 e commercialisti sadomaso mi sollecita l’ ispirazione artistica. Il bello però arriva quando le luci si spengono e il pubblico rientra a casa. Quando resta l’essere umano che cala la maschera al personaggio e vengono fuori tutte le fragilità, le frustrazioni, la vita vera dietro ai kili di cerone. Questa è autentica linfa vitale per l’artista in osservazione. 

Come nascono i personaggi che interpreti nelle gag telefoniche che posti nella tua pagina Tik Tok?
Qualche giorno fa mi ha fermato per strada un ragazzo per chiedermi una foto e un video d’auguri per sua sorella e mi ha fatto la stessa domanda. È stata la prima volta in assoluto in cui ho riflettuto sulla radice di questi personaggi. Loocretia, Concettina e Rosmary sono nate quando frequentavo il liceo. Non ricordo il giorno preciso, sono nate dall’esigenza di dar voce a tre parti di me ben definite, sono nate e basta. Tre donne, tre parlate, tre estrazioni sociali, tre caratteri diversi ma tutte e tre accumunate dallo stesso empowerment femminile. La donna è una figura centrale nella mia vita. Mia mamma, le mie nonne, le mie amiche. Da sempre sono il mio porto sicuro, il ventre in cui ripararmi. Ho una forte componente di sensibilità femminile e, per quanto ci sia voluto del tempo per ‘accettarlo’ perché la società in cui sono cresciuto purtroppo mi ha spesso portato a reprimermi, pena l’emarginazione, oggi ne vado fiero. Tornando allo scherzo telefonico, il gioco più vintage che esista, sancisce da anni alcune delle mie serate più divertenti. C’è sempre un momento nel corso della serata in cui vengo tirato in mezzo per fare una call. Se ho iniziato a pubblicare i miei scherzi lo devo alle mie amiche Guenda, Ludo e Maddi (immaginatevele come Guendalina, Adelina e Reginaldo degli Aristogatti), sono anni che mi dicono di farlo. Editare video per un pubblico mi ha spronato a lavorare di fino. Ho scritto una storia per ogni personaggio, arricchendola di quei dettagli, anche minimi, che fanno la differenza. Grazie a questo focus ho finalmente dato spazio ad alcune voci che avevo nella testa da un po’, come l’avv. Eteocle Patennò, gagà partenopeo ‘nu poc ipocondriaco’. Sto scrivendo tanto e quando mi ronza in testa un personaggio registro la sua voce in nota audio, sembra il telefono di una persona con disturbi della personalità. Non vedo l’ora di farveli conoscere. 

Chi sono gli artisti/e o persone che ti hanno ispirato a intraprendere il tuo percorso creativo?
Donne, tante donne! Da quel genio di Anna Marchesini che spaziava dalla irriverente ‘Sessuologa’ a ‘La cameriera secca dei signori Montagnè’ in cui lo studio sulla ripetizione delle parole e del movimento è da restare incantati.  Apprezzo anche le interpretazioni della più recente Virginia Raffaele, con la sua poetessa di vita Paula Gilberta Do Mar, genio! (direbbe la Raffaele imitando Donatella Versace). Il mio modello d’attore da perseguire è sua maestà Pierfrancesco Favino, colui che tutto può fare, una carriera come la sua è il mio obiettivo, con un pizzico in più di  intrattenimento televisivo nel mezzo. Cambiare faccia, cambiare voce e prima ancora cambiare occhi, dall’interno. Farsi attraversare dalle proprie immagini interiori, è quello a cui punto per la mia carriera artistica. 

Qual è la tua opinione riguardo i social network e le varie piattaforme che utilizzi per promuovere le tue idee creative?
Io faccio parte di una generazione che definisco social ibrida. Non sono cresciuto con il cellulare in mano ma ho scaricato Instagram durante l’estate di terza media e ben presto, per alcuni versi purtroppo, non sono più riuscito a farne a meno. Concettualmente apprezzo l’idea dell’app di poter postare one shot, momenti della nostra vita, una sorta di album dei ricordi in digitale. Il mio Instagram ad esempio contiene dieci anni di vita vissuta, ogni tanto scorro in basso per ripercorrere la mia evoluzione da adolescente a giovane adulto, i lineamenti che si sfinano, il primo viaggio da solo, ex amici che vanno e nuovi amici che vengono. Con questo però non voglio romanticizzare i social network, sono consapevole che fino a dieci anni fa c’era la possibilità di scegliere se entrare o meno a far parte di questa grande comunità virtuale e oggi è quasi un ‘obbligo’ per non sentirsi esclusi. A volte mi capita di vedere i ‘tempi di utilizzo’ e mi prende l’ansia e allora faccio un bel detox. Ormai i social sono diventati il nostro ‘biglietto da visita’, ancor di più per chi come me lavora nell’arte. Io da ultimo figlio degli anni 90, ho la consapevolezza di sapere che quando è troppo posso mettere il telefono da una parte e perdermi in un bel libro. Temo però per le nuove generazioni, nate con il cellulare in mano, che questa volontà non sono riusciti a svilupparla e che ogni giorno si scontrano con delle vite filtrate, sempre troppo ‘migliori’ della loro. Tik tok invece l’ho scaricato 2 mesi fa circa, solo ed esclusivamente per pubblicare le mie idee creative, é il social dove ho più seguito ma che conosco meno. I più giovani della gen Z mi additerebbe come boomer se vedessero come lo utilizzo. 

Sei anche attivo sui temi LGBTQ+, cosa hai in serbo per il Gay Pride? 
Assolutamente sì, mai come quest’anno. Il colosso dell’immobiliare spagnolo Idealista, da sempre impegnato rispetto a tematiche LGBTQ+, mi ha scelto come protagonista per la nuova campagna pubblicitaria in onda dal 20 Giugno in Italia, Spagna e Portogallo ed io non potrei esserne più grato. Pensi che la prima volta in cui hanno mandato in onda lo spot è stato durante la partita Italia – Spagna. Un gesto audace, quello di Idealista, per arrivare immediatamente alle ‘masse’. Lo spot rotea attorno alla potenza del bacio. Ho condiviso il set con il collega e giornalista Gabriele Giannini e francamente non avrei potuto chiedere di meglio. Insieme abbiamo cercato di restituire verità ai nostri personaggi, due ragazzi che trovano finalmente il coraggio di mostrarsi ai loro più cari amici per quello che realmente sono. È stato sociologicamente interessante e doloroso allo stesso tempo leggere i commenti delle persone in rete. L’Italia è purtroppo un paese ancora troppo scisso. Mi auguro che questo spot possa rappresentare l’inizio di un nuovo capitolo per la televisione Italiana. Fernando Encinar, co-fondatore Idealista ci ha proposto di utilizzare la nostra immagine sul loro carro del pride di Milano. Non solo abbiamo accettato ma saremo anche noi lì fisicamente, il 29 Giugno, a ballare senza sosta per i diritti della comunità LGBTQ+ sulle note di Raffaella Carrà

Qual è la tua opinione sull’attuale situazione dei diritti LGBTQ+?
La mia risposta di pancia sarebbe: e stiamo ancora qui a parlarne? Mi sembra un tema così anacronistico! Poi però mi interfaccio con i dati e leggo che   mezzo milione di italiani ha votato il generale Vannacci alle europee. Lo stesso che ha dichiarato «Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione! La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionale che ha vietato termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale» e mi viene una gran voglia di andare lontano per non condividere l’aria che respiro con questi stessi elettori. Istituzionalmente ci sono dei grandissimi passi in avanti che è necessario compiere ora per smetterla di sprofondare in questo inno all’odio. Quello che mi conforta però è che, mentre in parlamento votano NO alle registrazioni dei figli di coppie gay, tra i banchi di scuola le cose stanno cambiando. Ai miei tempi (così sembro mio nonno) in un intero istituto composto di 1500 studenti non c’era traccia di ragazzi dichiaratamente omosessuali. Oggi invece c’è molta più libertà di seguire quello che ci fa star bene, sperimentando. 

E cosa direbbe Concettina? 
Ti guarderebbe negli occhi con fare solenne. Dopo qualche secondo di silenzio, pesante come un’eternità, ti chiederebbe “hai mangiato?”. Solo dopo essersi accertata che tu abbia effettivamente consumato almeno tre pasti abbondanti nel corso della giornata, al tuo: “Concettina sono gay, lesbica, transessuale, pansessuale etc..” ti risponderebbe: “brav, mò abbassa la voce che sto guardando C’è Posta Per Te di Maria De Filippi”. 

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