Netflix manda in onda “Eldorado – Il nightclub odiato dai nazisti”, un affascinante documentario che mostra quanto stravagante e viva potesse essere la scena queer di Berlino negli anni ’20 e come tutto sia stato distrutto poco dopo. Un ritratto sociale commovente con un messaggio terribilmente attuale
La parola “Eldorado” rimanda alla leggendaria e paradisiaca “terra d’oro” in Sud America, che attirò numerosi avventurieri sin dal XVI secolo. Non poteva esserci nome più appropriato per un luogo di intrattenimento queer: l’Eldorado sulla Motzstraße di Berlino era conosciuto ben oltre i confini della città come, per l’appunto, leggendario e paradisiaco. Pochi altri luoghi in Europa rapprensetano meglio gli “anni ruggenti” con le loro feste stravaganti, la felicità inebriante, l’edonismo sfrenato e una tolleranza finora senza uguali verso stili di vita queer, soprattutto nella Germania che usciva dalla Prima Guerra Mondiale e dall’asfissiante perbenismo guglielmino.
Questo documentario Netflix prende l’Eldorado come punto di partenza, non solo per celebrare lo spirito liberale della città, ma anche per mostrare quanto allora libertà e persecuzione fossero vicine. E come entrambe si siano incrociate quando, ad esempio, anche il leader gay delle SA Ernst Röhm frequentava regolarmente il club.
La documentazione scenica del regista tedesco-ungherese Benjamin Cantu lo rende vivo in modo impressionante. Le scene sono integrate da un ampio materiale d’archivio e dalle testimonianze degli storici che si sono occupati della vicenda.
Dal punto di vista filmico, “Eldorado – Il nightclub odiato dai nazisti” è un prodotto avvincente, con alcuni personaggi che attraversano il film come fili conduttori e le cui vite rendono chiaro quanto siano stati fortunati in seguito a sopravvivere alle persecuzioni.
Tra questi Toni Ebel e Charlotte Charlaque, due delle prime persone al mondo a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso. L’attivista canadese Morgan M. Page racconta la loro storia, oltre a quella della rapida carriera e poi della rovinosa caduta del tennista professionista Gottfried Von Cramm, di famiglia nobile e capitano dell’esercito tedesco, uno degli atleti più popolari dell’epoca prima di essere condannato a un anno di lavori forzati ai sensi del codice penale nazista per “manifesta omosessualità” e degradato a soldato semplice, una pena che gli venne confermata anche dopo la fine della guerra!
Forse la storia più toccante raccontata da “Eldorado” è quella del noto compositore Walter Arlen, costretto a fuggire dalla Germania del Terzo Raich perseguitato due volte, come ebreo e omosessuale. Fece in tempo nel 1938 a trasferirsi negli USA, ma la madre si suicidò e il padre morì nel campo di concentramento di Buchenwald. Nel 2022, alla veneranda età di 102 anni ricorda ilsuo amore per un ragazzo ungherese di nome Fülöp Lorant, detto “Lumpi”, poi scomnparso durante la guerra e mai più ritrovato, nonostante gli enormi sforzi di Arlen di ritnracciarlo.
Questi destini personali, le rievocazioni e le tante testimonianze fanno di “Eldorado” un documentario molto speciale e di grande attualità, mandando un messaggio che deve interessare tutti, perché la Storia può benissimo ripetersi. .