AGI – Il nome, certo. Il simbolo, pure. Ma sarà lo statuto e – ancora di più – la modifica riguardante il limite ai mandati a trasformare radicalmente il Movimento 5 Stelle. Il Consiglio Nazionale – riunito, interrotto e ripreso almeno un paio di volte – discute su come trasformare i 12 temi usciti dal confronto deliberativo dell’otto novembre in altrettanti quesiti da sottoporre alla base del Movimento prima dell’assemblea plenaria di fine novembre.
Ora, dopo il lavoro di Avventura Urbana (l’azienda privata con 30 anni di esperienza dovrà fare la sintesi tra le varie proposte che arriveranno da iscritti e non iscritti all’assemblea., il compito di elaborare i quesiti spetta alla parte politica capitanata da Giuseppe Conte che – come spiegano fonti M5s – ha voluto coinvolgere i vertici del Movimento (il Consiglio Nazionale, appunto) per condividere questa responsabilità in un momento particolarmente importante per la vita della comunità M5s.
I quesiti arriveranno al termine di questo lavoro, probabilmente fra martedì 12 e mercoledì 13 novembre. A scandagliare fonti parlamentari Cinque Stelle, è proprio la modifica alla regola dei due mandati la più attesa fra tutte. Non solo per ovvie ragioni di interesse dei singoli deputati e senatori, ma anche per costruire finalmente una classe dirigente all’altezza dei compiti che il movimento si è dato fin dalle sue origini, viene sottolineato.
Perché alla base di tutto c’è una consapevolezza. Il lavoro di radicamento nei territori, fortemente voluto da Giuseppe Conte un anno fa, aveva anche lo scopo di creare una classe dirigente a partire dal basso. Una condizione necessaria, ma non sufficiente alla formazione di un gruppo dirigente politicamente strutturato. Liguria docet.
Da qui lo sforzo a cui è chiamato Conte assieme al Consiglio Nazionale, prima, e l’assemblea dopo: tenere insieme la necessità di preservare l’ideale di “politica come servizio e non come professione” e quella di non disperdere “competenze e riconoscibilità pubblica, penalizzando il Movimento rispetto ai partiti che non adottano una simile politica interna”, come emerso nel confronto deliberativo. Una questione, quella del numero di mandati, strettamente connessa al metodo di selezione delle formazione delle liste per le diverse tornate elettorali, che per il M5S è sin qui coinciso con le autocandidature – le famose parlamentarie – da sottoporre al voto della comunità degli iscritti.
Parlamentari di lungo corso del M5s auspicano che la costituente possa essere l’occasione per uscire da questo meccanismo e “aprirsi all’esterno, a personalità non necessariamente provenienti dalla comunità M5s”. Una ipotesi in campo è quella di togliere il limite per le cariche di presidente di Regione e Sindaco (salvo quelli previsti dalla legge, massimo due mandati consecutivi). Questo darebbe modo di creare una sorta di canale di comunicazione fra Parlamento e istituzioni locali, così che chi ha maturato esperienza nei comuni o nelle regioni la possa portare al livello nazionale e viceversa. Le altre proposte sul tavolo prevedono l’innalzamento tout court del numero complessivo di mandati nei livelli regionale, nazionale o europeo o, ancora, prevedere due mandati per ciascun livello amministrativo. introdurre una pausa di 5 o 10 anni al termine del secondo mandato, decorsa la quale diventerebbe possibile ricandidarsi; calcolare i mandati svolti solo per i mandati portati a termine; prevedere deroghe che siano proposte dai vertici o dal basso e ratificate con una votazione dell’Assemblea degli Iscritti, oppure con una votazione tra rappresentanti dei Gruppi territoriali.
Più complicate da applicare le altre proposte come l’introduzione di un limite al numero di eletti su cui è possibile determinare una deroga; introdurre una valutazione del lavoro svolto dall’eletto in modo da ammettere o meno la ricandidatura. Non si tratta, viene spiegato comunque, di proposte alternative l’una all’altra: il Consiglio Nazionele potrebbe formulare i quesiti in modo da far convivere due o più proposte (come l’eliminazione del limite dei mandati e il periodo di sospensione, ad esempio).
Quello che è certo è che questo sistema, rafforzando la struttura dirigente del Movimento, toglierà poteri al vertice. In particolare al ruolo del Garante. Da qui il ‘muro’ alzato da Grillo a difesa del limite ai mandati. Fra gli eletti M5s è convinzione diffusa che il Garante non voglia che il movimento si doti di una classe dirigente all’altezza di quella degli altri partiti per non perdere il controllo degli eletti. Il Garante M5s sarà, con ogni probabilità, all’assemblea del 23 e 24 novembre: fra i Cinque Stelle c’è chi è pronto a scommettere che il fondatore del Movimento non perderà occasione di utilizzare l’evento per uno dei suoi show anti-Conte. A quel punto, è il ragionamento che viene fatto, sarà interessante vedere come reagirà la platea.