(Adnkronos) – “Infantilizzazione della relazione”. Così il sociologo della comunicazione e criminologo Marino D’Amore definisce il rapporto di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta presunto assassino della sua ex. “L’uomo vede la donna come un oggetto di possesso – spiega all’Adnkronos il criminologo tracciando un profilo – E questo crea una sorta di dipendenza. Tra l’altro è un comportamento che, specie nella fase iniziale del rapporto, si nasconde sotto delle premure, delle attenzioni particolari nei confronti della donne che magari a sua volta cerca nella relazione una sorta di sicurezza e stabilità. Un comportamento, che accolto positivamente dalla partner, finisce poi per tradursi in forma di esclusività esasperata, e quindi di dipendenza e sindrome del possesso. A fronte della minaccia dell’abbandono si crea così un cortocircuito emozionale”. Un rifiuto che diventa inaccettabile per lui, provocando “una deumanizzazione della partner che smette così di essere donna e diventa un oggetto da eliminare essendo causa di sofferenza. In questo frangente scompare ogni empatia verso la vittima e il suo dolore. Questo spiega la grande violenza dell’atto”.