domenica, Febbraio 23, 2025
spot_imgspot_imgspot_imgspot_img

Tre anni di guerra in Ucraina, il tornado Trump si abbatte sull’Europa

AGI – Per anni la celebre affermazione attribuita al diplomatico americano, Henry Kissinger, “chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?“, riassumeva la difficoltà degli Stati Uniti a relazionarsi direttamente con l’Unione europea e non con i singoli Stati. Con la nuova amministrazione americana la questione sembra sia stata risolta alla radice: Donald Trump non ha proprio cercato un telefono per chiamare l’Europa.

Dal suo insediamento non ha avuto alcun contatto diretto con nessuno dei leader delle Istituzioni europee. Al contrario, ha avuto lunghe conversazioni con il presidente russo, Vladimir Putin (nemico pubblico numero uno dell’Europa) e con il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, innescando un processo di negoziati di pace senza il coinvolgimento diretto dell’Unione europea. 

 

L’accelerazione di Trump

“In questo mese di amministrazione Trump siamo stati un po’ come sulle montagne russe ma in una certa misura, non dovremmo essere sorpresi. Lo avevamo previsto. Soprattutto la richiesta che l’Europa si assuma più responsabilità per la propria sicurezza. Non è irragionevole chiedere che l’Europa si occupi della propria sicurezza, ottant’anni dopo la Seconda guerra mondiale”, ha raccontato un ambasciatore europeo.

“Sapevamo anche che l’amministrazione Trump sarebbe intervenuta per cercare di trovare un accordo sull’Ucraina, quindi che stiano spingendo per questo non può essere stata una sorpresa, ovviamente, per come vengono gestite le cose, alcune cose probabilmente erano meno prevedibili. Ma il fatto è che se questo non è un campanello d’allarme, allora non so cosa lo sia. E questo significa che dobbiamo darci una mossa”, ha aggiunto.

Per quanto fosse tutto atteso – persino i contatti diretti tra Trump e Putin – Bruxelles è stata comunque colta di sorpresa. L’unica reazione dai leader delle Istituzioni è stata quella di ribadire che “non ci può essere una pace vera senza il coinvolgimento diretto dell’Europa”. Ma non è sufficiente. Alla partita dei colloqui per la pace in Europa si intreccia quella dei dazi americani contro l’Europa e quindi la Commissione, soprattutto, cerca di mantenere il delicato equilibrio tra i due filoni, senza forzare la mano su uno rischiando di compromettere anche l’altro.

 L’Unione europea non è riuscita nemmeno a mostrarsi compatta. Da una parte una minoranza – guidata da Ungheria e Slovacchia – che ha celebrato le iniziative del presidente americano. Dall’altra il gruppo dei volenterosi – cui si è aggregato anche il Regno Unito, ex Ue – per elaborare una risposta e dare segno di presenza.

L’iniziativa di Macron

A prendere l’iniziativa è stato il presidente francese, Emmanuel Macron, che dopo la conferenza di Monaco – in cui è emersa l’intenzione americana di tenere l’Europa fuori dal tavolo – ha convocato all’Eliseo un gruppo di dieci leader per tracciare una rotta. Hanno partecipato i leader di Regno Unito, Germania, Italia, Spagna, Polonia, Danimarca e Paesi Bassi. Al tavolo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte, e i leader Ue: von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. Proprio quest’ultimo era stato preso di mira per non aver organizzato un vertice europeo con tutti i Ventisette (molti si erano lamentati di essere stati esclusi dall’Eliseo).

“Non posso convocare un vertice straordinario ogni volta che qualcuno twitta qualcosa”, ha commentato Costa in un’intervista su France24. Il prossimo Consiglio europeo formale è in calendario per il 20-21 marzo ma Costa è in contatto bilaterale con tutti i leader per valutare la loro disponibilità a impegnarsi ancora di più per l’Ucraina, soprattutto nella fornitura di garanzie di sicurezza, e quindi conquistarsi l’ambito posto al tavolo. In caso di esito positivo, potrebbe essere convocato un vertice prima di quella data. La priorità di Costa – e dei funzionari Ue – è evitare un summit fallimentare perché bloccato dai veti di Viktor Orban (Ungheria) e Robert Fico (Slovacchia). 

Quanto ha investito l’Europa

Nel frattempo però l’Europa vuole dimostrare di contare. “Nessuno ha contribuito più di noi al sostegno anche militare dell’Ucraina”, ha precisato von der Leyen nel suo colloquio con l’inviato speciale Usa, Keith Kellogg.

E ci sono i numeri a dimostrarlo: l’Europa ha dato 132 miliardi di euro rispetto ai 114 miliardi di Washington. E se gli Stati Uniti non vogliono essere coinvolti nelle garanzie di sicurezza per il mantenimento della pace, Francia e Regno Unito stanno già elaborando un primo piano che prevede la presenza di 30 mila soldati e una difesa aerea.

Diversi Paesi hanno già dato disponibilità a contribuire con le proprie truppe. Così come se l’Ucraina non potrà aderire alla Nato allora Bruxelles accelererà la sua adesione all’Unione europea.

Per aumentare la spesa di difesa degli Stati membri, soprattutto per quelli che sono ancora sotto il 2% del Pil, si valuta la sospensione del Patto di stabilità (per poter fare più debito), il ricorso ai beni russi congelati (confiscandoli), l’utilizzo dei fondi Recovery (93 miliardi) rimasti inutilizzati o persino la creazione di un nuovo fondo comune finanziato da debito europeo. A metà marzo la Commissione europea presenterà il suo Libro bianco sulla difesa e sarà il punto di partenza.

 

 

 ​ Read More 

​ 

VIRGO FUND

PRIMO PIANO