giovedì, Dicembre 26, 2024
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In Umbria da un secolo c’è una grande impresa tessile al femminile. Merito di una baronessa

AGI – Tiziana Bani, Francesca Peli, Natalia Giulietti, Mariza Gulinati e Marzia Castellani tessono lino con telai dell’Ottocento e aggiungono capitoli a una storia che è iniziata nel 1908.

 

Tiziana, Francesca, Natalia, Mariza e Marzia sono le “nipoti” di Alice Franchetti, la baronessa, imprenditrice tessile ante litteram che nell’Umbria dei latifondi intuì che le donne, oltre ad aiutare gli uomini nei terreni di proprietà della sua famiglia, avrebbero potuto mettere a frutto la loro abilità con il telaio non solo per le esigenze di casa, ma anche per conquistare la loro autonomia. Decise di riunire i telai delle signore in una unica sede e avviare un’attività vera e propria, così che le donne potessero avere un loro lavoro, un loro salario.

 

 

Un’esperienza di emancipazione che in Umbria, da Città di Castello a Passignano sul Trasimeno, trova un analogo in Romeyne Robert, consorte del marchese Ruggero Ranieri di Sorbello, che alla villa del Pischiello, a Passignano sul Trasimeno, inaugurò una scuola di ricamo per dare lavoro a 120 donne del posto. E non per caso i due laboratori, Tela Umbra della marchesa Fraschetti e Industrie Femminili Italiane della marchesa Sorbello, vivevano un rapporto di collaborazione molto stretto, oltre che di amicizia, condividendo le due donne anche l’origine americana.     

 

Dalle origini al presente. Perché Tela Umbra, dal 1908, è cambiata, si è evoluta, ed è rinata. Nel corso del tempo i beni dei baroni, il cosiddetto lascito Franchetti, furono donati alle Opere Pie Regina Margherita. Nelle more del lascito, nel 1985 viene fondata la cooperativa a cui aderiscono 14 lavoratrici di Tela Umbra. 

 

 

Inizia così la storia contemporanea di un’azienda che supera anche il trentennale contenzioso per l’eredità in cui entrano anche Regione Umbria e Comune di Città di Castello, e che, con grande slancio, affronta un momento critico come quello della pandemia da Covid, mettendo a disposizione l’abilità delle tessitrici, ora sono in cinque oltre al presidente onorario Stefano Romolini e alcuni sostenitori esterni, anche per realizzare delle mascherine protettive.

 

Una parentesi per ovviare a un momento di difficoltà che non ha messo a tacere i telai, ancora oggi quelli dell’Ottocento, dove le cinque socie lavoratrici tessono trama e ordito in puro lino per creare tovaglie e tessuti per la casa con un tradizionale decoro geometrico. Oggi come allora, con una piccola variante che è quella della lana che, insieme al lino, compone i tappeti. Dallo scorso anno, ricorda la vicepresidente della cooperativa Francesca Peli, “abbiamo aggiunto alla lavorazione, la tessitura del cachemire per importanti case di moda”. Di lavoro, dice, ce ne è, “per fortuna sì, per adesso riusciamo a gestirlo noi cinque. Più avanti, chissà?”.

 

I laboratori di Tela Umbra si trovano a palazzo Alberti Tomassini, nel centro storico di Città di Castello, a pochi passi dalla piazza principale. Nello stesso palazzo, si trova anche il museo tessile che racconta la storia più che secolare dell’azienda.

 

 

 

Uno spazio è stato destinato ad accogliere quella che era un’aula tipo delle scuole rurali fondate da Alice e Leopoldo Franchetti a villa Montesca nel 1901 e a Rovigliano nel 1902, sempre nei possedimenti della famiglia. Qui sono esposti antichi banchi di scuola, calamai, strumenti didattici e tanti altri oggetti che raccontano lo straordinario sistema educativo introdotto per la prima volta in Italia da Alice Hallgarten a Città di Castello e che successivamente fu utilizzato come riferimento di Maria Montessori che proprio a Montesca tenne, nel 1909, il suo primo corso di Pedagogia scientifica. Nel 2015 la cooperativa compie 40 anni, “un traguardo importante che certamente dovremo festeggiare”.

 

 

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