lunedì, Dicembre 30, 2024
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Due anni dopo l’uccisione, gli iraniani vogliono celebrare Mahsa Amini

AGI – 
I familiari di Mahsa Amini – la giovane donna curdo-iraniana la cui morte in custodia della polizia morale a Teheran nel 2022 ha dato il via al movimento di protesta ‘Donne, Vita, Libertà’ – sperano che le autorità concedano loro di commemorare il secondo anniversario dell’uccisione della ragazza, a differenza dello scorso anno quando furono costretti a rimanere in casa.

 

In un messaggio inviato a Radio Farda, Amjad Amini ha affermato che la famiglia ha in programma di celebrare la triste ricorrenza nel cimitero dove è sepolta sua figlia, rispondendo così agli appelli delle molte persone che desiderano renderle omaggio.

 

“Noi, la famiglia di Mahsa Jina Amini, come tutte le famiglie in lutto in tutto l’Iran, desideriamo esercitare il nostro diritto di celebrare una cerimonia tradizionale e religiosa in memoria della nostra amata, in occasione dell’anniversario della sua scomparsa”, recita il messaggio audio ricevuto da Radio Farda. L’anno scorso, la famiglia Amini non era riuscita a organizzare un raduno pubblico perché le autorità avevano bloccato l’accesso al cimitero di Aichi a Saqqez, nella provincia del Kurdistan, dove è sepolta Mahsa.

 

“Se quest’anno non verranno imposte tali restrizioni, la cerimonia dell’anniversario avrà luogo il 15 settembre, in risposta alle numerose richieste che abbiamo ricevuto da parte di care e rispettabili persone”, ha aggiunto l’uomo.

 

Nel 2023, Amini era stato trattenuto brevemente dalle forze dell’ordine, in occasione del primo anniversario della morte della figlia e a tutta la famiglia era stato impedito di uscire di casa. La 22enne è morta il 16 settembre 2022. Tuttavia, poiché l’anno bisestile è segnato in date diverse nei calendari iraniano e gregoriano, l’anniversario quest’anno cade il 15 settembre. La giovane era stata arrestata a Teheran il 13 settembre 2022, mentre era in visita nella capitale iraniana con la sua famiglia. Secondo gli agenti, indossava impropriamente il suo hijab, il velo obbligatorio per legge per tutte le donne in Iran. A poche ore dalla sua detenzione, fu ricoverata in coma in ospedale, dove morì il 16 settembre. Le proteste che ne seguirono durarono mesi, diffondendosi da una città all’altra e trascinando uomini e donne nelle strade al grido di slogan contro la Repubblica islamica e la Guida Suprema, Ali Khamenei.

Iran Human Rights, Ong con sede in Norvegia, stima che più di 500 dimostranti siano stati uccisi nella repressione delle proteste. Almeno 10 uomini sono stati giustiziati in relazione alle proteste per presunto coinvolgimento in attacchi alle forze di sicurezza durante le dimostrazioni. L’anno scorso, in vista dell’anniversario della morte di Amini, le autorità avevano intensificato la pressione sui familiari delle persone uccise, anche attraverso arresti, convocazioni per interrogatori e diffide dal tenere eventi commemorativi in onore di Amini o dei loro cari.

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