sabato, Dicembre 21, 2024
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Così l’IA sta cambiando mercato del lavoro

AGI – L’IA per ora non ha comportato la perdita di tanti posti di lavoro nei Paesi dell’Ocse, ma sono necessarie regole e una mappa dei rischi, specie quelli che sfuggono alle regole già adottate, per gestirla in modo che produca effetti positivi su imprese e lavoratori. “Abbiamo fatto delle stime, chiedendo agli imprenditori e ai lavoratori l’impatto dell’intelligenza artificiale all’interno dell’impresa”, spiega Stefano Scarpetta, direttore per l’impiego, il lavoro e gli affari sociali all’Ocse, a margine del G7 Lavoro cominciato oggi a Cagliari. “In realtà i dati che emergono sono che, ad oggi almeno, non c’è stata sostituzione di lavoratori con modelli di IA.

 

L’occupazione non è diminuita. Quello che cambierà sarà il tipo di mansione di lavoro che i lavoratori svolgeranno all’interno di tante imprese in tutti i settori. E quindi bisogna investire nelle competenze di questi lavoratori in modo che rimangano complementari a quello che i modelli generativi dell’IA possono fare oggi e potranno fare domani”. “Spero che dopo il summit i ministri del Lavoro adottino un piano di azione per l’utilizzo dell’IA che sia affidabile”, è l’auspico di Scarpetta, fra i delegati presenti alla riunione presieduta dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone.

 

“Questo è un punto fondamentale. Esistono già delle linee guida su come sviluppare i modelli di IA, ma bisogna dare linee guida e buone politiche per un uso che abbia benefici per le imprese e anche per i lavoratori e che riduca i potenziali rischi associati a questa tecnologia”.

 

Scarpetta si sofferma sull’impatto dell’IA nel mercato del lavoro, tema al centro della riunione di oggi. “In realtà di lavori che spariranno completamente ce ne saranno pochi ma molti saranno trasformati anche in maniera radicale”, prospetta il delegato dell’Ocse. “E’ interessante come l’IA generativa sia più in competizione coi lavoratori altamente qualificati. Svolge mansioni non di routine e anche con capacità cognitive. Però, quello che vediamo nei dati e che, mentre i lavoratori con livelli di competenze riescono a essere complementari con l’IA, anche quella generativa, forse quelli che subiranno di più una riduzione del tipo dei lavori, della qualità e della remunerazione sono i lavoratori con più bassi livelli di qualifica. è su di loro che bisogna investire”. Nell’IA Scarpetta vede “grandi potenzialità ma anche dei rischi”.

 

“Nei nostri Paesi”, ricorda, “abbiamo già un quadro regolamentare molto ampio che protegge contro i problemi di privacy, discriminazioni e altri. Il problema è capire se l’IA dev’essere regolamentata di più rispetto al quadro regolamentare che già abbiamo perchè, in qualche modo, s’incunea in alcune falle dei sistemi regolamentari. Quindi, dobbiamo identificare i rischi. Fare un mapping di questi rischi e capire su quali aree intervenire. Ecco, il piano d’azione sull’IA che i ministri del lavoro stanno discutendo fa proprio questo: identifica le aree di rischio, le priorità in termini di interventi di policy”. 

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